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martedì 4 settembre 2012

Chi sarà il nuovo sindaco metropolitano?



Le scadenze previste per la costituzione della Città metropolitana si stanno avvicinando e su Levante News è stata pubblicata la notizia che il commissario della Provincia di Genova, Piero Fossati, ha convocato per il 13 settembre la conferenza dei Sindaci che avrà il compito di elaborare e deliberare entro la fine di ottobre lo statuto della nuova Città Metropolitana nel quale saranno stabilite le modalità di elezione del sindaco metropolitano fra tre opzioni: di diritto il sindaco di Genova, elezione da parte dei rappresentanti dei Comuni del territorio, elezione diretta da parte dei cittadini.

La seconda e la terza possibilità prevedono, naturalmente, un accordo politico per la determinazione di un candidato.
A questo proposito su Il Secolo XIX di ieri, 3 settembre, è stato pubblicato un articolo (che è possibile leggere in calce al post) firmato da Alessandra Costante dove vengono fatte delle congetture.


I nomi ipotizzati sono parecchi ma ciò che mi ha stupito è che tra di essi  ci fosse anche quello del nostro sindaco, Luca Pastorino, perché non avevo mai pensato ad una cosa del genere.

Riflettendo, però, perché no?

Credevo che la carica di sindaco di Bogliasco gli sarebbe servita per fare il salto in Regione ma può darsi che mi sbagliassi.
In fondo ha diverse carte da giocare perché è un esponente del PD, cosa fondamentale dalle nostre parti, ha avuto un grosso successo personale alle ultime elezioni comunali, ha abbastanza presenza per poter rappresentare bene il classico “volto nuovo”, come suggerisce l’articolo potrebbe catalizzare le simpatie degli amministratori dei Comuni refrattari allo strapotere di Genova ed è sufficientemente vacuo per non essere considerato pericoloso e forse anche un candidato appropriato dai “papaveri” del suo partito.

Per quanto mi riguarda non sarebbe una pessima ipotesi perché non è che le alternative previste siano un gran che e, considerando che chiunque si farebbe gli affari propri, personalmente e semplicemente per opportunismo, ritengo di preferire qualcuno che vive a Bogliasco anziché a Genova o nel Tigullio, se questa area farà parte della città metropolitana.


E’ già corsa per il super-sindaco

I Democratici giocano d'anticipo. Ma l'outsider è l'azzurro Levaggi
Prima l’assetto, poi lo statuto, infine il sindaco della città metropolitana. Ma se anche la nomina o l'elezione - la scelta dipenderà dalla statuto - è confinata praticamente alla fine del percorso, sul primo sindaco della città metropolitana c'è chi sta già cominciando a costruire le candidature. Perché se da un lato Genova vorrebbe mettere il cappello sul primo sindaco metropolitano, dall'altro gli altri 66 comuni - sempre se nell'area metropolitana entrerà anche il Tigullio - si stanno organizzando per limitare il potere della città.
Il punto di partenza è lo statuto. La legge dice che la conferenza metropolitana nello statuto dovrà scegliere come dotarsi del sindaco metropolitano. Tre le strade consentite: che sia lo stesso della città capoluogo; che sia eletto a suffragio universale, ma è una modalità troppo costosa: fatti i calcoli ci vorrebbe un milione di euro per portare i cittadini alle urne; oppure che, come per le Province, si tratti di un'elezione di secondo livello. Se la conferenza dei sindaci, che dovrebbe cominciare a riunirsi entro la fine dell'anno, sceglierà la prima opzione il primo sindaco metropolitano sarà Marco Doria. Il quale, però, per sommatoria di poltrone, dovrebbe rinunciare alla presidenza dell'Anci, alla quale tiene forse di più. Negli altri casi la gara è aperta. E il Pd si sta attrezzando. In settimana è stata convocata una riunione in piazza della Vittoria e martedì 11 la città metropolitana diventa argomento della festa democratica sul palco del porto antico.
Perché giocare d'anticipo? Perché difficilmente i sindaci dell'area metropolitana concederanno tanto vantaggio a Genova, anche se lo statuto che uscirà dalla conferenza non potrà essere deciso senza l'accordo del sindaco genovese e del commissario straordinario della Provincia, entrambi dotati dalla legge del diritto di veto. Insomma, pesi e contrappesi. E per bilanciare il potere, le possibilità e l'influenza della grande città, il sindaco metropolitano potrebbe non essere un esponente di Palazzo Tursi. Al Pd non dispiacerebbe un volto nuovo per il primo incarico di sindaco metropolitano e tra i nomi che circolano c'è quello del sindaco di Bogliasco, Luca Pastorino. Ma dal Tigullio, che sta minacciando la secessione e l'auto-annessione alla provincia di La Spezia per costituire la Provincia dei Parchi (Portofino, Cinque Terre e Montemarcello Magra), potrebbe piovere come contropartita per rinunciare al distacco, il nome del sindaco di Chiavari, il Pdl Roberto Levaggi. Che mette le mani avanti: «Non ci penso neppure», anche se invece sarebbe in linea con le richieste del comprensorio, enclave di centro-destra: «Nell'area metropolitana si entra se abbiamo garanzie di forza». Di nomi e usciranno ancora nelle prossime settimane. Ma anche i genovesi puntano alla poltrona di sindaco metropolitano. Non la disdegna il presidente del consiglio comunale, il Pd Giorgio Guerello. E ci sente tagliato anche l'ex assessore Gianni Vassallo, oggi semplice consigliere della maggioranza Doria e con radici a Sant’Olcese. Tra l'altro il Pd vanta una sorta di wild-card perché durante le trattative per la formazione della giunta, il sindaco Doria si era spinto fino a promettere appoggio ai democratici per la Provincia di Genova. E se anche questa non esiste più, il Pd considera valida l'offerta sulla città metropolitana. L'ultimo nome, infine, è quello di Piero Fossati, ex assessore provinciale e oggi commissario della Provincia: lo considera, dicono i suoi amici, una sorta di coronamento della sua carriera politica.

25 commenti:

  1. La Città metropolitana sarà un ente di secondo grado, cioè non eletto direttamente dal corpo elettorale.
    Trovo discutibile e curioso, dato che si vuole razionalizzare (non era eliminare?) la vecchia Provincia, il fatto che si dovrebbe eleggere direttamente il Presidente quando l'Ente è politicamente composto solo da Consiglieri comunali (non c'è più la Giunta).
    Credo che la soluzione migliore sia quella di Doria, considerando che solo Genova ha anche la possibilità e le risorse per ragionare su strategie di sviluppo di largo respiro.

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    1. Basta che qualche autorita' competente venga presto ad inaugurare l'ascensore senza dover aspettare l'elezione del nuovo responsabile dell'area metropolitana nel 2014 che magari potra' venire a Bogliasco solo nel 2015.....

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  2. Vero e comunque l'area Metropolitana quando entrera' in funzione sara' la brutta copia dell'attuale Ente Provincia

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  3. Mai con genova e con i genovesi, una città fallita sotto ogni punto di vista che dal levante ha soltanto attinto senza mai dare nessun apporto. Non parliamo poi della grande provincia, la valle fontanabuona, che il corso della storia ha definito come valle laboriosa abitata da civiltà con radici cattoliche, è stata spesso ribattezzata la vandea ligure, preferirebbe aderire a chiavari e non a Genova.

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  4. ma se così ci togliamo dalle lampughe brisca e il pennellone ricciolone città metropolitana per sempre ..... ma cosa pensano di essere e fare già che fare non riescono nenache a togliere la pupu dei cani dal marciapiede...

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  5. Non mi piace parlare dei singoli trincerandomi dietro l'anonimato, ma Brisca è una persona presente, onesta e meno interessata alla politica di altri, i bandidos ce li siamo tolti negli anni ottanta dietro le sigle PCI-PSI-PSDi..qualcuno ha trovato posto nella carrozza di Doria mi sembra di aver letto da qualche parte...

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    1. Vero ma al di la della riforma Fornero il tempo passa per tutti anche per Brisca che va bene a fare l'eterno secondo e tale restera' perche'il futuro politico sara' dei 40-50enni e non degli over 60 di oggi soprattutto se senza sponsor politici di peso come invece altri hanno da tempo

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  6. Genova ai livelli del sud Italia, il paragone è basato sul livello di disoccupazione, sulle infrasrtutture e sui servizi resi ai cittadini dalle P.A.Iper e super ovunque ma la spesa più cara è proprio sotto la Lanterna. Lo dice il Sole24H, ne parla il C.d.Sera.A chi parla di assorbimento di Bogliasco con Genova le debite considerazioni.

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    1. E’ molto chiaro ciò che viene affermato su LevanteNews nell’articolo intitolato Tutto deciso: Tigullio (discorde) nella Città-metro:
      “si delinea con sempre maggior nettezza uno scenario con tre entità amministrative: una provincia del Ponente che accorperà gli attuali territori di Imperia e Savona, la Città metropolitana di Genova, coincidente con gli attuali confini della Provincia ma dotata di più ampie funzioni, e la provincia di La Spezia, coi confini immutati rispetto ad oggi, che rimarrebbe la provincia più piccola d’Italia.
      … in Liguria la legge non lascia scampo: Savona e Imperia devono necessariamente aggregarsi, perché nessuna delle due possiede entrambi i requisiti per salvarsi, ovvero 350.000 abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superficie; Genova è designata a trasformarsi in Città metropolitana mantenendo gli attuali confini e infine La Spezia, che di per sé sarebbe molto lontana dai requisiti di legge, viene salvata, unnica provincia italiana, con una deroga speciale dovuta al fatto che confinando solo con una Città Metropolitana (Genova) e con province di altre regioni (Massa Carrara in Toscana e Parma in Emilia Romagna), non può aggregarsi ad entità amministrative contigue.”

      Francamente alla luce di ciò non mi sembra plausibile l’adesione del Comune di Bogliasco alla provincia di La Spezia per cui non ci sono alternative alla Città metropolitana.

      Per quanto riguarda i prezzi (cari) praticati a Genova dall’unica grande catena di distribuzione presente, quella delle Coop, suggerisco la lettura del libro “Falce e carrello” dove Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, spiega come non sia mai riuscito ad aprire a Genova e perché le Coop stabiliscano per lo stesso prodotto prezzi diversi in punti vendita situati in località con poca concorrenza rispetto a quelli dove sono presenti anche le altre grandi catene.

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    2. Come unica grande catena ecc. ecc.? Ma la Sogegross, con annessi Basko Ekom e Doro, 143 punti vendita solo in Liguria, o la Carrefour hanno forse dovuto prendere la tessera dai trinariciuti per potersi insediare? Bello il "liberismo" di questi emuli del nano, che sono sempre i più bravi ma quando falliscono danno la colpa agli altri.

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    3. Ho sbagliato la posizione dell’aggettivo nella frase.
      Invece di “grande catena di distribuzione” avrei dovuto scrivere “catena di grande distribuzione”.
      Il fatto è che in provincia di Genova non mancano gli esercizi piccoli o medi mancano gli Iper marchiati in modo diverso da Coop.

      Visto che hai citato Carrefour saprai che la rete Carrefour prevede le tipologie Planet, Iper, Market e Express, in ordine decrescente di dimensione.
      Ebbene, in provincia di Genova sono presenti solo gli esercizi denominati Express, quelli più piccoli.

      Tornando a “falce e martello”, cliccando qui puoi leggere come Bernardo Caprotti spiegava il perché dei prezzi mediamente più alti in Liguria e qui puoi vedere gli allegati a cui faceva riferimento.
      Sul libro viene anche raccontato che Esselunga aveva acquistato da Pastore & Baldazzi nel 1984 un immobile in Valpolcevera ovviamente con l’intenzione di aprire.
      Nel 1990, appurata l’impossibilità di ottenere le autorizzazioni necessarie da comune di Genova, cedette lo stesso immobile alla Coop Liguria che lo stesso anno aprì l’IperCoop di Bolzaneto.

      Naturalmente non escludo che siano tutte balle e i prezzi più alti praticati in provincia di Genova siano dovuti all’alto tenore di vita o alla nota tendenza a buttare il denaro da parte dei concittadini.

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    4. ... o forse al fatto che visto la conformazione del territorio ligure e le maggiori difficoltà (con conseguenti maggiori costi) di distribuzione dei prodotti i prezzi al consumatore sono per forza maggiori? Se la memoria non mi inganna (però ptrei anche sbagliare qualche dettaglio, nel qual caso faccio ammenda) le lamentazioni di caprotti ricordano quelle del Mago di Arcore che, acquistata la Standa e spinta con martellanti campagne pubblicitarie sulle reti fininvest (ricordate "Standa, la casa degli italiani?)dopo un po' di anni, avendola ormai fatta fallire, l'ha venduta scorporando supermercati alimentari e non. A genova in via XX al posto della Standa ora c'è Fnac, Upim Coin e Rinascente ci sono ancora. Tutti comunisti?

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    5. Rif.Anonimo del 29.9.2012- 10:18

      Ritengo che prima di scrivere tanto per scrivere sia meglio documentarsi e non far fede sui propri ricordi che magari nel tempo o si confondono o si sovrappongono ed in particolare:

      1) Standa

      Il gruppo fu fondato negli anni '30,come pure l'UPIM mentre la Rinascente gia' esisteva,e non potendo usare la parola inglese STANDARD fu italianizzato in Standa e fino agli anni'50 resto' uno dei poli della grande distribuzione in Italia per poi iniziare con i supermercati per gli alimentari.
      La Standa dopo vari passaggi di proprieta' fini' nel gruppo Montedison (che controllava di tutto e di piu' dal Banco Lariano alla Standa) e poi quando la Montedison ritorno' alla chimica ed energia vendendo gli ASSET fuori dal CORE BUSINNESS,fu acquistata dalla finanziaria di S.Berlusconi e per tutti gli anni '80-meta' anni '90 costitui' il polo grande distribuzione del gruppo (Standa + Euromercato).
      La Standa fu sempre in attivo ma non riusciva ad ottenere autorizzazioni per IPERMERCATI (Rif. progetto di Firenze degli anni '80) od altri punti vendita e nel settore o si raggiunge un certo fatturato annuo oppure occorre od allearsi o cedere il controllo ad un gruppo concorrente e cosi' fu venduta e dopo altri passaggi e' oggi parte integrante del gruppo BILLA tedesco come pure Euromercato fa parte del gruppo francese Carrefour.Di certo tante amministrazioni comunali sono state e sono refrattarie a concedere licenze a gruppi....non amici...dal punt0 di vista politico.. e come accadde ieri a Standa ed Euromercato oggi avviene per Esselunga ed IKEA (Caso Pisa)

      -Esselunga: mi sembra che chi scrive....conosce poco le vicende genovesi del gruppo Esselunga che da 30 anni cerca di aprire in citta' (via Piave)....ma senza successo come pure la Carrefour od il gruppo spagnolo CONTINENTE a Fegino.
      Il parallelo tra Caprotti e Berlusconi la dice lunga sulle convinzioni politiche dello scrivente....che non sapendo fare ragionamenti fa solo un cortocircuito basato su slogan triti e ritriti alla don Gallo & pubblico plaudente.

      -Genova: La Rinascente,UPIM e COIN non avendo il reparto alimentare non hanno bisogno di un parcheggio sotto l'esercizio come invece ha la Coop di Piccapietra

      -Conclusioni

      La conformazione del territorio penalizza sia i picoli esercizi sia la grande distribuzione ma finche' ci sara' il duopolio Coop-Sogegros &affiliati,in Liguria ci dobbiamo rassegnare a pagare i prezzi piu' cari e non dobbiamo stupirci se l'IPER di Serravalle e' pieno di liguri nei fine settimana.

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    6. Bah, ero incerto se rispondere nuovamente visto che la discussione sta diventando stucchevole, specie quando ci si confronta con pasdaran della politica. In realtà, quando ho citato la Standa, avevo controllato le date, anche se, lo ammetto forse per vezzo narcisistico mi schernivo dicendo che potevo ricordare male. Riassunto molto stringato:
      "Berlusconi effettua anche investimenti nel settore delle grandi distribuzioni, acquisendo il gruppo Standa dalla Montedison nel 1988 e i Supermercati Brianzoli dalla famiglia Franchini nel 1991. Nel 1995 il gruppo Standa vende Euromercato al gruppo Promodès-GS.

      Nel 1998 scorpora e vende il gruppo Standa; la parte "non alimentare" al gruppo Coin e la parte "alimentare" a Gianfelice Franchini, ex proprietario dei Supermercati Brianzoli. A tal proposito Berlusconi dichiarerà in seguito di esser stato costretto a vendere la Standa successivamente alla sua entrata in politica, affermando che in comuni gestiti da giunte di centrosinistra non gli concedevano le necessarie autorizzazioni per aprire nuovi punti vendita. Secondo i critici di Berlusconi l'acquisizione e la successiva vendita della Standa sarebbe stata determinata dalla volontà di creare una liquidità per il gruppo Fininvest, che attraversava un difficile periodo tra il 1990 e il 1994 (egli stesso aveva asserito di essere esposto con le banche per una cifra in lire di diverse migliaia di miliardi)" non è farina del mio sacco ma un copincolla da wikipedia. Al di là delle valutazioni "politiche": Upim, Coin e Rinascente ci sono ancora, la Standa non c'è più, sia la parte alimentare che la non alimentare. Se poi tutte le volte che la ciambella non esce col buco dobbiamo dare la colpa ai "comunisti"(che poi vorrei capire anche io dove sarebbero, oramai, questi fantasmi del passato!)ci possiamo anche raccontare che tanto l'uva era acerba, che non siamo caduti da cavallo ma tanto volevamo scendere, ecc. ecc. ecc.
      La "discesa in campo" avviene nel 1994, la vendita di Euromercato l'anno dopo, la cessione del resto nel 1998: anche ammessa l'opposizione da parte delle "giunte rosse" mi sembra un periodo un po' breve per giustificare la dismissione di un'azienda.
      Cordialità.

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    7. La discussione è diventata stucchevole a causa della tua ossessione nei confronti del Berluska.
      L'assenza di Iper di qualsiasi marchio che non sia COOP in provincia di Genova ha poca attinenza con il fatto che il nano di Arcore abbia trasformato o meno la Standa in una azienda decotta.
      A me continua a sembrare strano che nessuna catena, italiana o straniera, abbia avuto intenzione, dal dopoguerra in poi, di aprire un Iper dalle nostre parti.

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    8. Concordo e comunque lo pseudoesperto di Grande Distribuzione che legge solo Wikipedia,peraltro piena di errori,(Anonimo del 29.9-22:18)non cita il fatto che TUTTI i supermercati Standa (esclusi quelli a suo tempo ceduti -fine anni '90- ad altre catene sia per l'alimentare sia per la grande distribuzione )sono oggi parte integrante del gruppo tedesco BILLA che e' presente in tutt'Italia,Genova inclusa.
      Comunque anche BILLA come altri gruppi stranieri non hanno messo nel piano di investimenti,nuovi centri commerciali o punti vendita in Liguria perche' la situazione e' vicina alla saturazione.

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  7. Non ci sono considerazioni da fare ma solo prendere atto delle nuove disposizioni che partiranno dal 2014;l'alternativa sarebbe quella di far parte della provincia di la Spezia

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  8. ecco i dati che qualcuno ha chiesto: i soci della società : C.D.G. Uno srl
    Via Santa Rodeganda 11 20121 Milano
    che costruirà i nuovi box a recco
    Della Valle Flaminio (Amm.re unico), Gatti Francesco e Costa Maurizio.
    soddisfatti e ora cosa cerchiamo?

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    Risposte
    1. Il primo caso in cui la risposta precede la domanda: http://www.retelevante.com/2012/09/tentativo-ridicolo-di-apparire-un.html

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  9. Anonimo del 28.9-14:29

    Oggetto: Sogegros & controllate

    Forse lo scrivente dimentica che il patron della Sogegros (Famiglia Gattiglia) sia stato e' ed e' sempre vicino al Presidente della Regione Liguria;a titolo di informazione quando il gruppo PAM ha cercato di entrare acquisendo 3.500 mq commerciali nel progetto di Fondovalle di Bogliasco,si e' sentito rispondere che tali spazi erano gia' stati opzionati da "qualcuno" che controlla il gruppo EKOM.
    Ma di che cosa parli?

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  10. Anonimi del 28-29.9-Catene di Supermercati

    Credo sia opportuno ricordare che il gruppo Carrefour non e' entrato da solo in Liguria (il progetto dell'IPER a Fegino fu cancellato 20 anni fa) ma e' entrato acquisendo catene pre-esistenti come la Di per Di ed altre catene minori del levante e del ponente ligure vallate incluse.
    Altre catene come il Gigante,Unes ritengono marginale per la loro crescita il mercato ligure e continuano ad esparndersi nel solo Nord Ovest con programmi futuri nel Nord est.

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  11. Vediamo chi ci va a comprare in queste nuove sfavillanti catene di distribuzione in una città dove i disoccupati e i cassintegrati superano le persone con un impiego, (lasciamo fuori i pensionati). comincio a sposare il motto dei centri sociali, consuma e crepa, la parola lavora a Genova e dintorni per noi giovani è utopia...

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    1. Credo che ci andrebbero a comprare gli stessi che attualmente vanno all'Ipercoop semplicemente risparmiando qualcosa grazie alla legge economica della concorrenza.
      Magari continuando a servirsi presso la Coop che però dovrebbe allineare i prezzi a quelli delle consorelle toscane, ad esempio.

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    2. Concordo ed aggiungo che purtroppo spesso i clienti si fanno incantare dalle raccolte-punti,regali fasulli e la stessa cosa che vediamo nei supermercati la vediamo al distributore di benzina purtroppo.
      Le persone si fanno ancora incantare dai regali come avveniva ai tempi dei punti della Mira Lanza con Calimero.

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    3. Disoccupato laureato del 30 settembre 2012

      Certo che per come ragioni rischi di restare disoccupato a lungo!
      Una cosa e' il disoccuapto ,altra cosa il dipendente in cassa integrazione (di tipo ordinario o straordinario)che e' un dipendente che resta a casa per un basso carico di lavoro della azienda che l'ha a libro paga ed infine il pensionato che per chi vende prodotti e' una figura importante come ben sanno i responsabili Marketing dei supermercati che con la scusa della carta-Punti analizzano gli acquisti mensili dei pensionati in modo da calbrare meglio le campagne promozionali.
      Quanto a Genova con l'immobilismo generale incluso quello politico espresso dal voto della maggioranza,il futuro sara' sempre piu' grigio ma a troppi va bene cosi' altrimenti avrebbero gia' fatto scelte amministrative diverse.

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